Io, Daniel Blake





SCHEDA TECNICA__________________

regia
Ken Loach
sceneggiatura
Paul Laverty
fotografia
Robbie Ryan
montaggio
Jonathan Morris
musica orig.
George Fenton
costumi
Joanne Slater
suono
Ray Beckett
Kevin Brazier
casting
Kahleen Crawford
interpreti
Dave Johns... Daniel Blake
Hayley Squires... Katie
Dylan McKiernan... Dylan
Briana Shann... Daisy
Kate Rutter... Ann
Sharon Percy... Sheila
Kema Sikazwe... China
(…)
produttore
Rebecca O'Brien
Eimhear McMahon (direttore produzione)
Pascal Caucheteux (produttore esecutivo)
Grégoire Sorlat (produttore esecutivo)
Vincent Maraval (produttore esecutivo)
responsabile produzione
Fergus Clegg
Linda Wilson
produzione
Sixteen Films
Wild Bunch
Why Not Production
Les Films du Flauve
distribuzione internazionale
Wild Bunch
distribuzione italiana
Cinema Distribuzione








«Il mio problema è il cuore» dice un incredulo e spiazzato protagonista del film che ha permesso di vincere la seconda Palma d’oro al regista Ken Loach, Io, Daniel Blake
Tutto quello che ti aspetti dal regista britannico viene qui mostrato col solito rigore estetico e il consueto impegno politico, sempre rivolto verso il senso degli ultimi. 
Ma tutto quello che si vede nel film succede veramente in GB?
Oh MIODDIO!


PRESSBOOK_________________________

Ken Loach
Note di PAUL LAVERTY – sceneggiatore
La costante e sistematica campagna portata avanti dalla stampa di destra contro chi si avvale dei sussidi statali ci ha sempre lasciati molto stupiti. La campagna è supportata da una grande serie di programmi televisivi, davvero deleteri, che si sviluppano sulla stessa falsariga. Molti di questi programmi erano solo una vile propaganda e si alimentavano morbosamente della sofferenza di persone spesso in condizioni drammatiche. Chi soffriva di dipendenza da alcolici era ancora più interessante dal punto di vista di questi programmi perché l'idea generale è che, consumando alcolici, questi individui sprecherebbero il prezioso denaro dei contribuenti.
Non ci dobbiamo stupire su quanto abbiano prodotto: una disinformazione senza precedenti. Abbiamo scoperto che molti dei beneficiari di sussidi statali erano stati insultati e umiliati, e che diversi avevano subito anche aggressioni fisiche.
Questa distorsione manipolata dei fatti si intreccia alla perfezione con le misure di austerity del governo, il cui primo obiettivo è stato quello di operare tagli al sistema del welfare: solo il 3% del budget è destinato ai disoccupati. Gli anziani, che tra l'altro rappresentano il gruppo di elettori preferito dal partito dei Tory, ricevono il 42% del denaro destinato al welfare per le loro pensioni.
Ma la fonte di ispirazione più immediata per questa storia è la telefonata di Ken, che mi chiese di andare con lui a visitare Nuneaton, il luogo in cui è cresciuto; Ken è a stretto contatto con un'organizzazione a scopo benefico che si occupa di senzatetto. Abbiamo conosciuto operatori sociali che ci hanno presentato alcuni dei giovani con cui lavorano, un ragazzo che avevano aiutato poco tempo prima ci ha raccontato la sua storia: la cosa che ci ha colpito di più è stata la leggerezza e la casualità con cui ci raccontava della nausea e del mal di testa da fame che lo assalivano mentre cercava di lavorare (contratti zero ore e lavoro precario). 
Durante il viaggio nel paese, passando da un contatto all'altro, abbiamo sentito molte storie. I banchi alimentari sono diventati una preziosa fonte di informazione. Una delle principali differenze rispetto a quando abbiamo realizzato My Name is Joe, Sweet Sixteen e altri film precedenti con Ken, era rappresentata da questa nuova realtà dei banchi alimentari.
Man mano che venivano a galla nuove storie, abbiamo capito che molti si trovano a dover scegliere tra cibo o riscaldamento: in Scozia abbiamo conosciuto un uomo intelligente e di sani principi morali, molto desideroso di lavorare, che si rifiutava di cedere al sistema del workfare, egli ha ricevuto numerose multe del “Dipartimento del lavoro e delle pensioni”. Non accendeva mai il riscaldamento, si nutriva con gli alimenti in barattolo più economici che trovava al Lidl e, nel febbraio 2015, ha rischiato il congelamento.
Ci hanno raccontato le storie dei cosiddetti “sfratti per vendetta”: gli affittuari vengono cacciati di casa se osano lamentarsi di problemi o del cattivo stato della casa. Ci hanno fornito esempi di
persone in difficoltà economica che hanno dovuto lasciare Londra perché hanno ricevuto l'offerta di un posto fuori dalla capitale. In un certo senso, questa è una sorta di pulizia sociale.
(...)
Per smentire i soliti stereotipi, abbiamo anche scoperto che molti degli utilizzatori dei banchi alimentari non erano disoccupati, ma persone con un lavoro che però non riuscivano a sbarcare il lunario, i contratti zero ore hanno sconvolto l'esistenza di tanti, impedendo loro di fare progetti di vita con una parvenza di certezza e lasciandoli alla mercé del lavoro nero e della complessità del sistema  assistenziale.
Un altro importante gruppo di persone che abbiamo conosciuto presso i banchi alimentari aveva ricevuto sanzioni da parte del “Dipartimento del lavoro e delle pensioni”; le sanzioni si traducono nella mancata erogazione dei sussidi come misura punitiva, da un minimo di un mese a un massimo di ben tre anni. Alcune storie erano talmente surreali che, se mai le avessimo inserite nella storia, avremmo rischiato di minare la credibilità del film. Per esempio, c'era la storia di un uomo sanzionato per aver assistito alla nascita di suo figlio, o di un'altra persona che era andata al funerale di un parente e che è stata sanzionata nonostante ne avesse informato il “Dipartimento del lavoro e delle pensioni". Milioni di persone sono state sanzionate; una semplice decisione amministrativa ha gettato nella disperazione sia queste persone che i loro figli. 
Come conseguenza di tutto ciò, un altro importante gruppo di persone ha rischiato il proprio lavoro per aiutarci. I dipendenti del “Dipartimento del lavoro e delle pensioni” che abbiamo intervistato in forma anonima erano disgustati da ciò che erano stati obbligati a fare in merito alle sanzioni. 
Il dipendente di un ufficio di collocamento mi ha mostrato un elenco del numero di sanzioni che aveva applicato insieme ai suoi colleghi e una lettera del suo principale con la comunicazione che, il mese precedente, solo tre job coach (assistenti al lavoro) avevano applicato un numero di sanzioni considerato sufficiente. Al mancato aumento del numero di sanzioni applicate, ai dipendenti sarebbe stato richiesto di partecipare a un "piano di miglioramento personale", un’espressione che sembra uscita da un'opera di Orwell. 
(...)
Cibo, riscaldamento e un tetto sopra la testa sono la base di tutto, fin dai tempi dei tempi.
Sapevamo d'istinto che questo film doveva essere crudo, elementare, i personaggi avrebbero potuto essere simili ai giovani di Nuneaton che si danno da fare come meglio possono, rischiando di diventare senzatetto a causa dei contratti zero ore.  Uno scandalo, questo, davvero imbarazzante. Molti sanzionati sono diventati estremamente vulnerabili dal punto di vista psicologico, e hanno sofferto di depressione e di altre malattie mentali. 
(...)
L'universo dei sussidi statali è complesso e mutevole, soprattutto a causa dell'introduzione del nuovo sistema denominato “Universal Credit”. 
Un altro gruppo che ha attirato la nostra attenzione è quello dei malati e infortunati che hanno presentato una richiesta per ricevere l'indennità di integrazione salariale e di sostegno, le valutazioni mediche relative a tale indennità sono state subappaltate a un'azienda francese e poi in seguito, dopo una serie di scandali, a una multinazionale americana. Ci hanno raccontato tantissime storie: un giovane medico davvero indignato per la situazione mi ha raccontato di un suo paziente, malato terminale di tumore, che camminava a malapena e che è stato dichiarato “abile al lavoro”. Un giorno era a casa, è caduto e si è spaccato la testa, hanno chiamato l'ambulanza ma lui non è voluto salire. Il giorno dopo doveva andare a firmare all'ufficio di collocamento a temeva di perdere il sussidio a causa di una sanzione. È morto tre mesi dopo. Chi viene dichiarato "abile al lavoro" è costretto a cercare un impiego per almeno 35 ore alla settimana. In alcune parti del paese, per un solo posto di lavoro vi erano fino a 40 candidati. 
(...)
I personaggi di Daniel Blake e Katie Morgan non si basano su nessuna delle persone che abbiamo conosciuto. Non possiamo copiare o trasportare le storie del banco alimentare o della fila dell'ufficio di collocamento direttamente in un copione. Dan e Katie sono completamente fittizi, ma contengono tutto ciò di cui ho parlato finora, se non addirittura di più. I due personaggi sono ispirati alle centinaia di uomini e donne e ai loro bambini che hanno condiviso le loro storie più intime con noi. 
Mi vengono in mente i volti di persone intelligenti e capaci, persone impaurite, persone più anziane tormentate dalla complessità del sistema e dalle nuove tecnologie. Molti dipendenti degli uffici di collocamento ci hanno raccontato dell’impossibilità di offrire un aiuto a queste persone andando incontro a dei problemi con i loro superiori in quanto preoccupati di dover ridurre l'afflusso agli uffici. Poi c'erano i giovani che avevano perso qualsiasi speranza troppo presto. Di alcuni ricordo che tremavano per l'agitazione a dover riassumere la loro storia, mentre molti cercavano di mantenere la propria dignità, imprigionata da quella cosa che erroneamente chiamiamo welfare o "benessere", che invece ha tutte le caratteristiche del Purgatorio. Certo, c'erano anche alcune persone con dipendenza da droghe e alcol, con una vita caotica e con tatuaggi un po' strani. Questo lo dico per quei saccenti e opportunisti produttori degli insensati programmi televisivi sui sussidi statali, che alimentano l'odio e promuovono l'ignoranza.
Quando si tratta di aiutare i più vulnerabili, la nostra società continua a essere dominata da una malsana tendenza di bullismo da parte dello stato. Basti ricordare le workhouse del XIX secolo, dove si continuava imperterriti a separare madri e padri dai propri figli, affinché pagassero un prezzo crudele per l'accoglienza che ricevevano.
Nel XVIII secolo, il reverendo Joseph Townsend fornì una sintetica ma eloquente spiegazione di questo fenomeno: “La fame riesce ad ammansire anche gli animali più feroci. È maestra di dignità e civiltà, di obbedienza e assoggettamento. [...] È solo la fame che riesce a spingere e stimolare i poveri a lavorare.”

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