Caniba


Il 13 giugno 1981, Issei Sagawa, un giapponese trentaduenne studente di letteratura alla Sorbona di Parigi, viene arrestato: trovato nei pressi del Bois de Boulogne in possesso di due valigie insanguinate, nelle quali al loro interno vennero rinvenuti i resti del corpo di una studentessa olandese, sua compagna di classe.
Due giorni prima la ragazza viene invitata da Sagawa nel proprio appartamento con la scusa di traduzioni dal tedesco di alcune poesie romantiche, in realtà l’incontro diventerà una proposta a sfondo sessuale alla quale la donna opporrà resistenza. Il rifiuto porterà all’assassinio della donna con colpi di pistola alla nuca poi abusata sessualmente quindi smembrata e mangiata (7 chili).
Prima incarcerato poi dichiarato malato di mente, incompatibile con la reclusione carceraria trasferito in manicomio quindi liberato ed estradato in Giappone grazie all’influenza del potente padre. Da allora sarà un uomo libero e darà sfogo a tutta una serie di comportamenti piuttosto discutibili: scriverà libri e fumetti sul suo crimine nel quale descriverà i più macabri dettagli; reciterà in film pornografici. Trattato come una celebrità mediatica, sosterrà l’improbabile parte del critico gastronomico.
Ora vive in una piccola casa alla periferia di Tokyo malato di diabete e cardiopatico viene assistito da suo fratello Jun.
A tre mesi dalla visione, se penso al film, confesso di ricordare tutti i 90 minuti. Non è complicato, tutta l’operazione filmica ruota prevalentemente attorno al primo piano fisso, non necessariamente intero, della faccia (rughe, pieghe, buchi) del protagonista principale ovvero il cannibale (c’è anche un secondo protagonista, il fratello anch’egli personaggio per nulla equilibrato). Faccia di mostro (cannibale) / viso di uomo, non più giovane, brutta che sembra deforme o in procinto di deformarsi, sfocata, tagliata, irritante disumana e senz’anima. La macchina da presa pare voglia indagare sottopelle senza squarciarla materialmente, per incontrare una forma di spiegazione, una risoluzione non banale di tanta atrocità. Difficilmente si possono trovare spiegazioni non banali da un’immagine fissa di una maschera banale. Raccolta di diapositive che ritraggono un impercettibile respiro o un movimento, che in realtà è solo immaginato, eppure capace, anche, di trasmettere strafottenza e con essa una risposta a chi cerca tratti di umanità e logicità.

«Piuttosto che ripararsi dietro un facile oltraggio del “mostro”, o creare una rappresentazione voyeuristica verso il grottesco, come è avvenuto per la gran parte delle trasposizioni giornalistiche di Issei Sagawa (giapponesi e internazionali), cerchiamo di trattare il desiderio cannibale con la gravità che merita. Il cannibalismo è una cartina tornasole del relativismo culturale, un argomento di lunga data, indagine antropologica è un tropo centrale del discorso coloniale e teoria critica postcoloniale da Melville e Montaigne, a Oswald de Andrade.
In Caniba il cannibalismo emerge più vicino alla condizione umana di quanto la maggior parte di noi non supponga, sia perché è affine con la sessualità e la spiritualità - il desiderio di diventare Uno con l'Altro, la dottrina teologica di transustanziazione e desiderio di espiazione, pratiche come la menofilia e il vampirismo - e perché la nostra storia evolutiva coinvolge l'umanità nel suo complesso. Il cannibalismo è parte integrante della preistoria, e probabilmente anche il desiderio represso soprannaturale di tutti noi». (note di regia – V. Paravel, L. Castaing-Taylor)

Passano i minuti e sotto l’ombrello della sperimentazione si può riporre tutto, l’installazione d’arte contemporanea difficilmente da risposte ma a volte consente di elaborarle: poniamo che il cannibalismo sia una metafora della violenza contemporanea, una banalizzazione (l’aggettivo ritorna inesorabile) che si sposa all’inconsistenza di un’umanità frustrata.
Forse la follia è materia inguardabile e inspiegabile.


regia
Véréna Paravel
Lucien Castaing-Taylor

fotografia
Véréna Paravel
Lucien Castaing-Taylor

montaggio
Véréna Paravel
Lucien Castaing-Taylor

suono
Véréna Paravel
Lucien Castaing-Taylor
Nao Nakazawa
Bruno Ehlinger

interpreti
Issei Sagawa… se stesso
Jun Sagawa… se stesso
Satomi Yoko

produttore
Véréna Paravel
Lucien Castaing-Taylor
Valentina Novati

produzione
Norte Production
S.E.L.
CNC (partecipazione)
Cineventure 3 (in associazione)

distribuzione
Elle Driver





Non volevo ucciderla. Volevo solo mangiarla.



Lucien Castaing-Taylor, Véréna Paravel




Issei Sagawa

Jun Sagawa

Issei Sagawa

i fratelli Sagawa (fotogramma di un filmino di famiglia)







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