Tutti i soldi del mondo



Clamoroso passo falso di Scott?
Il film ha fatto più notizia per la discutibile e frettolosa sostituzione di uno degli attori protagonisti che per il valore intrinseco della pellicola. Sicuramente passerà alla storia solo per questo motivo, ovvero le ormai note vicende “scandalose” di Spacey che hanno provocato un’operazione funambolica di rimontaggio, di scene rigirate e sostituite. Niente male se si pensa che il tutto doveva essere fatto, ed è stato fatto, in un mese e mezzo con l’uscita già programmata.
Benché il film appartenga a quel gruppo importante di uscite annuali hollywoodiane, l’interesse sembra scemato in fretta senza provocare particolare interesse, malgrado tratti un argomento che all’epoca (primi anni Settanta) scosse il mondo intero. La critica (italiana - ?) non pare aver apprezzato molto questa pellicola per cui trovo necessario un maggior approfondimento, perché il film non è così male.
Quindi proporrei di dividere l’analisi in due percorsi: porrei i sentimenti dello spettatore italico su una traccia, prettamente sentimentale e orgogliosa e sull’altro porrei il valore filmico, tecnico. Siccome tendiamo a riscoprirci italiani (e la nostra italianità) solo quando ci fanno notare i limiti e difetti, non passa inosservata la rappresentazione che il film propone dell’Italia di quegli anni. Una ricostruzione a tratti sconcertante e raffazzonata sempre al limite del macchiettistico, dove i luoghi comuni che ci hanno cucito addosso prendono forma, ma è pur sempre un racconto e in quanto tale chi lo racconta ha il diritto di farlo come vuole. Chiarito questo aspetto, più che altro folclorico, prenderei atto del valore effettivo del film, per quanto mi riguarda lo considero un buon prodotto di intrattenimento che si apre all’approfondimento storico di una vicenda reale, straordinariamente interpretato (tanto da farsi venire qualche dubbio), thriller intenso dove la logorrea del genere è ben dosata e il fattore K (ovvero il sonno incontenibile) non si affaccia.
Mi fermerei qui, evitando questioni moralistiche specifiche. La figura di Getty, pur mostrando il peggio dell’egoismo nel genere umano, genera solo invidia per i soldi che possedeva e solo un po’ di tristezza per la sua ossessione compulsiva. La nostra epoca, in fondo, non può permettersi di meglio e per quanto le regole siano scritte nessuno si sogna di volerle seguire.
Tornando alla domanda iniziale, clamoroso passo falso? No.


regia
Ridley Scott

soggetto
John Pearson (Painfully Rich: The Outrageous Fortune and Misfortunes of the Heirs of J.Paul Getty)

sceneggiatura
David Scarpa

fotografia
Dariusz Wolski

montaggio
Claire Simpson

musica
Daniel Pemberton

scenografia
Arthur Max

costumi
Janty Yates

interpreti
Michelle Williams… Gail Harris
Christopher Plummer… John Paul Getty
Mark Wahlberg… Fletcher Chace
Charlie Plummer… John Paul Getty III
Romain Duris… Cinquanta
Andrew Buchan… John Paul Getty II
Stacy Martin… Nancy, segretaria di Getty
(…)

produttore
Dan Friedkin
Bradley Thomas
Quentin Curtis
Chris Clark
Ridley Scott
Mark Huffam
Kevin J. Walsh

distribuzione
Lucky Red



Un uomo ricco non è altro che un pover’uomo coi soldi
W.C. Fields


note di produzione (pressbook)

Inizialmente ad interpretare il magnate c'era Kevin Spacey, trasformato grazie ad un
elaborato make-up e a delle protesi. Ma l'arte e la vita sono entrate in collisione quando diversi uomini si sono fatti avanti accusando l'attore di molestie sessuali. Rapidamente Scott e i soci della Imperative Entertainment, che hanno anche finanziato interamente il film, e poi le sequenze girate di nuovo, hanno deciso di sostituirlo completamente con l'attore Christopher Plummer.
Non appena siamo venuti a conoscenza di quelle terribili accuse, solo sei settimane prima della data di uscita prevista nelle sale, abbiamo capito che non saremmo mai andati avanti con il film così com'era. In tutta coscienza non potevamo lasciare che quelle denunce rimanessero inascoltate. Quando Ridley ed io abbiamo preso la decisione di girare di nuovo con Christopher Plummer, tutto il cast e la troupe hanno aderito senza esitare, e non potremo mai ringraziarli abbastanza per il totale impegno dimostrato durante tutta la lavorazione” ha detto Dan Friedkin.
Non si è trattato di una semplice reazione al supposto comportamento di Spacey; la decisione è stata presa anche per rispetto del cast e dei membri della troupe che avevano dedicato così tanto tempo e tutta la loro professionalità alla realizzazione del film.
Come ha dichiarato la Sony Pictures: “Il film non è il lavoro di una sola persona. Ci sono altri 800 professionisti coinvolti tra attori, scrittori, artisti e membri della troupe che hanno lavorato instancabilmente e in modo eticamente corretto al film, spesso per anni, compreso un regista che è un maestro del cinema. Sarebbe stata una gigantesca ingiustizia punirli tutti per gli errori
commessi da un unico attore non protagonista”.



note di produzione (pressbook)

Scarpa ha lavorato sulla sceneggiatura, creando la struttura a partire dal rapimento e combinando due generi molto amati in modo inedito.
Il rapimento ha fatto da spina dorsale alla storia, anche se siamo dovuti tornare indietro nel tempo, all'epoca dell'infanzia del ragazzo per mostrare l'ambiente dal quale proveniva Getty. La più grande sfida sul piano della struttura è stata quella di trovare un equilibrio tra la parte drammatica del rapimento e quella di un biopic classico, e in un certo senso abbiamo mescolato e fuso i due generi. L'idea era quella di andare avanti e indietro spostandoci continuamente dal thriller al dramma familiare shakespeariano” racconta Scarpa.
La sceneggiatura di Scarpa è entrata nella Black List nel 2015 (la lista annuale che contiene le sceneggiature più promettenti e non ancora prodotte). I produttori Dan Friedkin e Bradley Thomas di Imperative Entertainment l'hanno letta e subito hanno pensato che la storia fosse interessante.


Ridley Scott, che non era affatto interessato ad un film sul rapimento Getty ... fino a quando non ha letto la sceneggiatura.
“Il nome di Getty evocava in me un ricordo specifico, ovviamente sapevo chi fosse e ricordavo il caso ma non ero particolarmente interessato. Ma poi ho letto qualche riga e una sceneggiatura bella come questa è una vera perla rara. Il materiale di partenza e la sceneggiatura erano fantastici e ho deciso che avrei fatto il film”, ricorda Scott.
Scott sottolinea l'affascinante ambivalenza di J. Paul Getty: chiaramente la sua avarizia aveva riempito le prime pagine, ma altrettanto avevano fatto il suo fiuto per gli affari e, in fondo, anche la sua filantropia.
“Aveva fegato e cervello. Non vai in Medio Oriente nel 1948 e compri diritti petroliferi e terreni a meno che non hai coraggio e intelligenza. Era un uomo geniale, ma questo aspetto sparì di colpo quando gli venne chiesto quanto avrebbe pagato per suo nipote e lui rispose: ‘niente’. Tutti rimasero profondamente scioccati. Ma in questo modo lui stava mandando un messaggio anche ai rapitori. I rapitori sono essenzialmente terroristi e oggi i governi non negozierebbero con loro. Così, in un certo senso, Getty ha avuto un approccio moderno alla questione. Lo ha fatto in modo cosciente? Non credo che avrebbe potuto – per lui significava solo mandare un messaggio ai rapitori. E la gente dimentica che era un filantropo a diversi livelli. All'epoca aveva cominciato a pensare a quello che avrebbe lasciato ai posteri, stava già costruendo quella che adesso è Villa Getty a Santa Monica, un meraviglioso museo con ingresso gratuito” osserva Scott.



Getty è stato un uomo dalle molte contraddizioni: ricco in modo inimmaginabile e inesorabilmente avaro, amabile e crudele.
In fin dei conti sono state proprio le contraddizioni di J. Paul Getty, la sua natura moralmente ambigua e le sue complesse relazioni familiari ad affascinare Plummer.
Quando Ridley mi ha proposto di farlo ero elettrizzato: ho sempre desiderato lavorar con lui e questo era un soggetto decisamente attraente. Mi piace interpretare persone reali perché la parte della ricerca è affascinante, e questo è un personaggio davvero straordinario” racconta Plummer.
Scott e Friedkin, che avevano pensato subito a Plummer, sono stati entusiasti del fatto che lui abbia accettato la parte.
Christopher è stato fantastico, meglio di quanto ci aspettassimo” dice Scott.
Dato il modo inedito in cui Plummer è entrato a far parte del cast e il poco tempo a disposizione per girare di nuovo alcune scene e finire il film, la posta in gioco era molto alta. Scott però era fiducioso nel fatto di poter contare sulla bravura Plummer.
Non eravamo neanche sicuri che fosse possibile sul piano logistico, dato che dovevamo rimettere in piedi tutto, dalle location agli attori che sarebbero dovuti tornare sul set. Ma tutto dipendeva da questa performance fondamentale e avevamo la certezza assoluta che Chris potesse farcela. Se lui fosse stato occupato altrove, probabilmente non ci saremmo riusciti”.
Ovviamente Plummer ricordava il tragico episodio del rapimento e la sorprendente reazione di Getty, ma sapeva poco dell'uomo in sé.
Il rapimento rappresenta la cosa principale che si sa di Getty perché lui era un uomo molto introverso, che non amava esibirsi. Chiaramente idolatrava il denaro e gli piacevano le cose belle perché non cambiano e non deludono mai. Riteneva che ci fosse una purezza negli oggetti belli che non è possibile trovare nelle persone. Penso che avesse anche un'umanità che pochi conoscevano.
Getty scusò il suo comportamento cinico nei confronti della richiesta di riscatto razionalizzandolo e dicendo che aveva così tanti nipoti che pagare per uno avrebbe incoraggiato il rapimento degli altri. In questo c'è una specie di logica fredda” osserva Plummer.




Michelle Williams interpreta Gail, l'infaticabile madre di John Paul Getty III che dimostra la sua intelligenza vincendo in astuzia sia il suocero spilorcio che i rapitori, rischiando molto pur di salvare suo figlio.
La Williams ha fatto ricerche su Gail per quanto possibile usando le clip su YouTube, articoli e libri che nella maggior parte dei casi le hanno offerto racconti in terza persona o semplici frammenti di Gail. Sono stati il reparto costumi, acconciature e trucco che l'hanno aiutata ad accostarsi veramente al suo personaggio.
Tutto ha cominciato a comporsi quando ho iniziato a lavorare con la costumista Janty Yates, e con i hair and make-up artist (Ferdinando Merolla e Tina Earnshaw). E il solo calzare le scarpe di qualcun altro ti trasmette un sacco di informazioni, per cui tutta quella roba mi ha aiutata molto aggiungendosi al mio lavoro di ricerca e alla mia immaginazione”, spiega
la Williams.
Scott sottolinea che c'era pochissimo materiale disponibile su Gail per Michelle Williams, a parte qualche frammento su Internet. Dopo il divorzio, Gail si era allontanata con decisione dalla celebrità e dai soldi della famiglia Getty ed era riuscita a diventare una privata cittadina. Solo il terribile rapimento la trascinò di nuovo suo malgrado sotto i riflettori. Michelle è un'artista in grado di comunicare su più livelli e che prende le cose seriamente. Il materiale che siamo riusciti a reperire su Gail era limitato. La stampa assaliva la sua auto, l'ingresso di casa sua, la riprendeva con le telecamere quando lei si rivolgeva alla stampa. C'è in lei una certa fisicità che Michelle è riuscita ad assimilare. Gail era stata una giocatrice di polo; era una vera atleta ma, prima di ogni altra cosa, era una donna intelligente. E una vera madre moderna, ovviamente molto decisa e organizzata” afferma Scott.




Mark Wahlberg interpreta Fletcher Chace, il pragmatico, enigmatico e spesso moralmente tormentato consulente e faccendiere di Getty.
Mi trovavo in mezzo alle riprese di un altro film. Tra i due film c'erano appena cinque giorni. Non è il genere di personaggio che interpreto di solito. Ridley mi ha detto: 'niente pistole, niente orsacchiotti e nessuno da picchiare'. E' stato bello interpretare un tipo colto che fa un sacco di cose interessanti per il signor Getty”, racconta Wahlberg. In effetti Scott dice che Wahlberg è presente in alcuni dei suoi film preferiti – compreso quello con l'orsacchiotto – ma è il suo stile naturalistico ad interessarlo.
Confesso che Ted è uno dei miei film preferiti. Così come Boogie Nights. Si vede che è un attore di rara sensibilità, senza parlare del suo sano senso dell'umorismo. Quello che mi piace davvero di Mark è che è un attore 'poco teatrale'. Ti ci puoi sempre immedesimare, anche nelle circostanze più estreme. E Fletcher Chace si è trovato in circostanze eccezionali praticamente per tutta la vita – dalle Forze Speciali, alla CIA, al lavoro per Getty. E' un personaggio interessante perché è un uomo intelligente capace di essere anche molto fisico, ma che non ricorre alla forza a meno che non sia assolutamente necessario” dice Scott descrivendo il personaggio.
Wahlberg non ha trovato molto su Chace nelle sue ricerche, come è giusto che sia per un uomo che ha svolto lavori che richiedevano riservatezza.
E' stato caposquadra ad Harvard ed ex sommozzatore, è stato nella Marina militare, agente della CIA, manager di un'impresa petrolifera ed era consulente per altre compagnie petrolifere quando Getty si rese conto di quanto fosse pieno di risorse; così finì a lavorare per la Getty Oil a tempo pieno” racconta Wahlberg.
Ho letto la sceneggiatura a voce alta quattro volte al giorno; la conoscevo dall'inizio alla fine, in ogni suo aspetto, per cui durante le riprese non avevo bisogno di pensarci. Per me si è trattato più di esplorare le sfumature delle scene, soprattutto quando Fletcher Chace comincia a cambiare. L'idea era quella di seguire quel percorso ed essere il più preparato possibile anche quando giravamo non in sequenza” spiega Wahlberg.



Charlie Plummer, che non è un parente di Christopher, interpreta lo sfortunato nipote di Getty che viene rapito, John Paul Getty III. Plummer descrive Tutti i soldi del mondo come un “racconto monito” di grande attualità, nonostante le assurde, quasi incredibili circostanze del rapimento di John Paul Getty e i circoli esclusivi della famiglia Getty.
All'inizio Ridley ed io abbiamo discusso molto su quello che qualcuno fa quando apparentemente ha tutto. Il mio personaggio passa da una modesta istruzione al potente e facoltoso mondo del nonno, per poi piombare nella privazione estrema e nell'estrema brutalità dei suoi rapitori. Alla fine ritrova la libertà. Quando non hai niente hai qualcosa verso cui tendere, ma quando hai tutto senza nessuna direzione morale, allora cosa fai? La sua vita ha finito coll'essere molto tragica. Penso che queste questioni siano attuali, specialmente per la mia generazione.
Viviamo in una società in cui l'obiettivo per la maggior parte della gente sia possedere il più possibile. E credo che una delle idee del film sia che se sei una persona triste, ricca oppure no, resterai triste perché la felicità la trovi solo dentro di te” dice Plummer.
E' stato il fascino da 'tipo allampanato' di Plummer ad interessare Scott e la sua capacità di interpretare lo stereotipo dell'eterno ragazzo, la cui sicurezza e spensieratezza si trasformano in un batter di ciglio in terrore e insicurezza reale e psicologica.
Ha un'aria da uomo adulto, qualcuno che ha conosciuto il mondo ma che conserva un carisma da ragazzo. E' il motivo per cui volevo cominciare le riprese a Via Veneto, come ne La Dolce Vita, uno dei miei film preferiti. Era il luogo in cui gli arroganti americani espatriati, le prostitute, i rampolli delle famiglie facoltose passavano il tempo, insieme a star del cinema e paparazzi. Vedere un diciassettenne lì da solo di notte, che guarda le donne ,incontra queste bellissime passeggiatrici italiane un po' più grandi di lui e che sa cavarsela benissimo, con grande sicurezza. E' una buona introduzione al personaggio, dice tutto immediatamente. Così quando viene rapito, gettato in un mondo completamente diverso, alla mercé di brutali rapitori, improvvisamente il ragazzino che è in lui riemerge. E Charlie l'ha interpretato benissimo”, afferma Scott.



In fondo Gail è il solo personaggio non corrotto dalla ricchezza dei Getty. Il suo solo obiettivo è riavere il figlio sano e salvo. I soldi sono solo un mezzo per raggiungere quello scopo. La sua motivazione è l'amore puro di una madre per un figlio e la sua grinta e la sua testardaggine generosa diventano un esempio per tutti. Ma, come sottolinea la Williams, Gail deve continuamente mettere alla prova la sua ostinazione.
Ovviamente è un dramma pieno di suspense, ma penso che sia anche una storia femminista. Mostra cosa significhi essere una donna in un mondo tutto maschile. Istintivamente Gail ha capito che, per essere presa sul serio, deve raccogliere tutte le forze a sua disposizione per cercare di mantenere il controllo, e poter così avere voce in capitolo. Ci sono molte scene in cui lei
viene invitata ad andarsene, viene emarginata, tenuta fuori perché è una donna. Mi piace questo genere di personaggi, reali e complessi, un po' scontrosi. Gail non può crollare, deve restare concentrata sul suo obiettivo, ma la strada per raggiungerlo cambia giorno dopo giorno, perché cambiano le situazioni, spesso a causa di eventi e persone che sfuggono completamente al suo controllo”, spiega la Williams.



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