L'albero del vicino / Under the Tree



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regia
Hafsteinn Gunnar Sigurðsson

soggetto
Huldar Breiðfjörð

sceneggiatura
Huldar Breiðfjörð
Hafsteinn Gunnar Sigurðsson

fotografia
Monika Lenczewska

montaggio
Kristján Loðmfjörð

musica
Daníel Bjarnasson

scenografia
Snorri Freyr Hilmarsson

costumi
Margrét Einarsdóttir

trucco

Bjørg Serup

suono
Björn Viktorsson
Frank Mølgaard Knudsen
Sylvester Holm

interpreti
Steinþór Hróar Steinþórsson… Atli
Edda Björgvinsdóttir… Inga
Sigurður Sigurjónsson… Baldvin
Þorsteinn Bachmann… Konráð
Selma Björnsdóttir… Eybjörg
Lára Jóhanna Jónsdóttir… Agnes
Dóra Jóhannsdóttir... Rakel
Sigrídur Sigurpálsdóttir Scheving...
(…)

produttore
Grímar Jónsson
Sindri Páll Kjartansson
Þórir Snær Sigurjónsson
Caroline Schluter Bingestam (co-produttore)
Ditte Milsted (co-produttore)
Jacob Jarek (co-produttore)
Beata Rzeźniczek (co-produttore)
Klaudia Smieja (co-produttore)
Jamila Wenske (co-produttore)
Sol Bondy (co-produttore)

produzione
Netop Films
Profile Pictures
Madants
One Two Films
Icelandic Film Centre (supporto)
The Danish Film Institute (supporto)
The Polish Film Institute (supporto)
The Icelandic Ministry of Industries and Innovation (supporto)
Eurimages (supporto)
Nordisk Film & TV Fond (supporto)
RÚV (supporto)
ZDF / ARTE (supporto)
Di Factory (supporto)

distribuzione internazionale
New Europe Film Sales

distribuzione 
SatineFilm Distribuzione






































Hafsteinn Gunnar Sigurðsson






note di regia (pressbook)

Ognuno di noi vive, se non insieme, per lo meno accanto ad altre persone. Ma fare parte di una comunità è un compromesso che può diventare fonte di grossi problemi. I litigi tra vicini sono un fenomeno orribile e al tempo stesso affascinante: tendono a diventare piuttosto brutali, ma sono anche divertenti nella loro assurdità. Di solito riguardano rispettabili cittadini mai coinvolti prima in attività illegali che, a causa della rabbia e dell’odio verso i vicini, cominciano a manifestare comportamenti aggressivi e violenti. In altre parole, tali controversie tirano fuori il peggio delle persone: potrebbero persino trasformare vostra nonna in una feroce assassina. Dopotutto cos’è la guerra, se non una disputa tra vicini, ma su scala molto più grande?




Intervista regista (pressbook - l.v.)

Sa dove nasce l'idea del film, ed è ispirato ad un fatto realmente accaduto?
Io e il mio co-sceneggiatore abbiamo iniziato a parlare di questa idea circa dieci anni fa. Entrambi eravamo affascinati dall'idea di fare un film sulle dispute tra vicini. Ciò che mi ha interessato di questa idea è che tali conflitti possono essere assurdamente divertenti perché, molto spesso, perdono di ogni senso logico e proporzione. Possono diventare conflitti molto violenti, dove persone normali e rispettabili non riescono più a contare sulla loro dignità e il loro autocontrollo.
Le storie dei vicini che litigano per via degli alberi sono un realtà abbastanza conosciute in Islanda, infatti la storia è stata in qualche modo ispirata ad una vicenda realmente accaduta, sebbene la sceneggiatura sia poi diventata una storia completamente inventata. Inoltre, è importante sapere che gli alberi in Islanda sono piuttosto rari, quindi se hai un bel albero nel tuo giardino, è molto improbabile che tu voglia rinunciarvi. Ma d'altra parte, se il tuo albero
impedisce al sole di splendere nel giardino del vicino, lui si augura che la pianta muoia e venga tagliata. Non c’è tanto sole in Islanda. Questi sono problemi molto sentiti e di difficile soluzione diplomatica.


Cosa ti attraeva nella banalità del conflitto?

Sono sempre stato attratto dai banali nei miei film, credo che questi offrano grandi soggetti cinematografici. Soprattutto perché le nostre vite sono per la maggior parte delle volte composte da banalità, questo è ciò che conosciamo meglio e credo che sia uno degli elementi che consentano una connessione dell’esistenza umana. Creare un thriller su qualcosa di così innocente come un bell'albero è stata una grande sfida. Un film di guerra in cui la casa è il campo di battaglia.

Come hai lavorato con gli attori per assicurarti che tutti i personaggi fossero convincenti sia come singoli e sia come gruppo?

Quando costruisci i personaggi, immagino di lavorare con le qualità preesistenti nelle persone, incluso te stesso. Questo accade quando si inizia un lavoro con gli attori e il carattere dei personaggi si fa tangibile.
Gli attori portano molto di loro e a volte si utilizzano come riferimento i caratteri di persone che conosciamo reciprocamente.
Ciononostante, non direi che gli attori imitano le persone reali, o qualcosa del genere. Forse lo fanno? Loro semplicemente non me lo dicono.
Trovo molto importante la specificità delle caratterizzazioni dei personaggi in modo che tutti i protagonisti possano essere ben riconosciuti dallo spettatore. Mi piace lavorare con gli attori su questo aspetto cercando di modellare i personaggi, provando molto prima di iniziare le riprese e passando anche qualche giorno nelle le varie location. Questo processo si è rivelato molto fruttuoso per tutti e di solito il Direttore della Fotografia è presente per queste prove.
Gli attori ammettono di apprezzare questo metodo, poter provare e trascorrere del tempo scoprendo i luoghi da soli studiando il personaggio da interpretare senza lo stress e il caos che c’è quando tutto il cast è presente.

Ci sono stati film che hanno fornito ispirazione visiva per Under the Tree?

Ci sono sempre altri film e registi che influenzano il processo creativo, ma il trucco è nasconderlo in modo che non diventino ovvi. Spero di essere riuscito a farlo su questo. C'erano alcuni film di cui ho discusso con il Direttore della Fotografia Monika lenczewska, ovvero le opere di Michael Haneke, Joachim Trier, Ruben Östlund, David Lynch, Lynne Ramsay, Derek Cianfrance, per citarne alcuni. Come puoi vedere nella lista ci sono molti cineasti diversi tra loro e la loro influenza, sul nostro film, non è diretta. Per la sceneggiatura, quello che abbiamo fatto è stato utilizzare il loro lavoro cercando un terreno comune con la nostra visione.

Anche la musica gioca un ruolo chiave nella definizione del tono sempre più scuro.

Ho sempre saputo di voler affrontare parte della storia come un thriller. Potrebbe non essere così ovvio quando leggi la sceneggiatura, quindi usare la musica insieme al montaggio è stato uno strumento molto importante per creare quella sensazione di disagio e suspense. Soprattutto dal momento che la narrazione compie alcune svolte inaspettate nella seconda metà (che non voglio rivelare), con la musica abbiamo ottenuto efficacemente quanto volevamo.
Il compositore Daniel Bjarnason ed io siamo amici di vecchia data e stavamo cercando un progetto comune che è arrivato con Under the Tree, ero certo che Daniel sarebbe stato il partner perfetto per questa operazione. Quello che gli ho detto da subito è stato che non volevo una colonna musicale convenzionale, la musica non doveva solo supportare l'immagine. Volevo che la musica avesse una sua forza propria. E lui ci è riuscito.

Vedi il film come una ammonizione per il nostro tempo, su cosa può accadere quando la convivenza e il compromesso iniziano a fallire?

Ci sono alcune cose terribili nell'aria, in questi giorni, e penso che siamo arrivati ​​al punto in cui l’esistenza sul nostro pianeta sia seriamente minacciata. Un esempio è il cambiamento climatico.
L’umanità deve venire ad un compromesso e lasciare perdere questo modo di vivere ma tutto ciò sembra sia impossibile. Dovremmo essere più premurosi e altruisti, se non lo facciamo metteremo a rischio il futuro dei nostri figli. Perché? Che cazzo è questo modo di pensare, questo è individualismo, incoraggiato dalla nostra società capitalistica.
Nello sviluppo di questo script ho cercato di aprire un discorso, rendendolo recettivo e aperto alle diverse interpretazioni di queste idee. Alla fine si apre un confronto trasformandolo in una metafora sul convivere in una comunità, in questo senso lo si può leggere anche a livelli superiori come il rapporto tra diverse nazioni, gruppi etnici o religiosi. Tutto questo partendo dal rapporto che abbiamo con i nostri vicini di casa.

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Hafsteinn Gunnar Sigurðsson, Edda Björgvinsdóttir, Steinþór Hróar Steinþórsson,  Sigurður Sigurjónsson - Venezia 2017





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